di Albert Serra
con B. Magimel, P. Mahagafanau, M. Susini, M. Pambrun. Spagna 2022. Durata 163 min
Pacifiction è l’ultimo film del regista catalano. Girato sull’isola di Tahiti, nella
Polinesia francese, l’Alto commissario della Repubblica De Roler, gestisce
affari e relazioni politiche muovendosi in modo scrupoloso e distaccato
tra discoteche e cene di lavoro.
Serra raffigura un mondo la cui ambiguità, complessità e stratificazione
non è mai esplicitata, ma è assunta dalle immagini, dall’ampiezza e dalla
profondità della loro impaginazione. Il formato largo 2.35:1 e l’uso del
teleobiettivo magicamente rétro rimanda ai mondi coloniali di Apocalyspe
Now Redux e Querelle de Brest, alle storie dell’attrice polinesiana Tarita
Tériipaia (la compagna di Marlon Brando dalla cui biografia Serra è partito
per creare il suo film), e restituiscono il fascino opprimente di un paradiso
sospeso su un possibile inferno.
Il protagonista del film, De Roler, interpretato da uno straordinario
Benoît Magimel (fisico sfatto, aria fané, animo sconsolato e sottilmente
distaccato), è una figura novecentesca a metà tra l’eroe di un romanzo
di Graham Greene, il Ben Gazzara di Saint Jack e il protagonista di un
film complottista anni ’70, con il suo ruolo di mediatore, con il suo
passo felpato e i suoi occhi attenti (grazie anche alla collaborazione di
una donna trans che ha eletto a sua vice), l’uomo occupa un mondo di
mezzo del quale è dominatore e vittima, mai direttamente coinvolto
nelle situazioni, mai veramente ubriaco o attratto da uomini o donne, ma
contemporaneamente manipolatore e spettatore; troppo consapevole per
credere al proprio ruolo sia del fallimento storico del colonialismo, sia dei
comuni interessi di indigeni e vecchi occupanti.
Nell’unico momento chiarificatore del film, De Roler parla della politica
come di una mera illusione; dei politici come di pure e semplici figure e
di sé come di colui che intende accendere le luci e interrompere il sonno
collettivo.
(Cineforum – Roberto Manassero)